Perché il Rischio Zero non esiste e hai bisogno di un piano di Risk Management

L’uomo, in modo più o meno consapevole, tende a gestire il rischio, stabilendo approcci strutturati ogni volta che deve prendere decisioni. La gestione del rischio è atavicamente legata alla sua sopravvivenza. Prima di prendere una decisione si fa sempre una valutazione del rischio, magari in modo istintivo, stabilendo un obbiettivo e analizzando i possibili ostacoli al suo raggiungimento.

Perché il Rischio Zero non esiste e hai bisogno di un piano di Risk Management

L’uomo, in modo più o meno consapevole, tende a gestire il rischio, stabilendo approcci strutturati ogni volta che deve prendere decisioni. La gestione del rischio è atavicamente legata alla sua sopravvivenza. Prima di prendere una decisione si fa sempre una valutazione del rischio, magari in modo istintivo, stabilendo un obbiettivo e analizzando i possibili ostacoli al suo raggiungimento.

Anche le organizzazioni si imbattono in incertezze esogene o endogene alla propria realtà. I rischi possono avere un effetto sul successo del proprio business. L’incertezza è sempre presente nelle attività umane e solitamente è associata alla mancanza di conoscenza assoluta di una situazione contingente. Ci sarà sempre qualcosa che sfugge alla comprensione, e quindi esiste sempre una incertezza residua che porta ad un rischio relativo.

Comunemente si pensa infatti che l’incertezza sia un concetto legato alla mancanza di informazioni. Se le aziende avessero una maggiore quantità di informazioni – ad esempio sui propri consumatori o dipendenti o sul mercato – potrebbero prendere delle decisioni informate più corrette.

In realtà, in un ambito strettamente scientifico, dove in un ambiente come un laboratorio è possibile misurare tutti i parametri in modo rigoroso, vale il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, che afferma che non è possibile misurare contemporaneamente la posizione e la quantità di moto , ovvero la velocità di una particella subatomica con precisione infinita. In altre parole, anche in ambito scientifico esiste una limitazione alla precisione con cui è possibile misurare queste grandezze fisiche. Se si cerca quindi di misurare la posizione di una particella con una precisione maggiore, aumenta l’incertezza nella misura della sua quantità di moto e viceversa; ovvero esiste una limitazione fisica alla capacità di misurare simultaneamente queste grandezze fisiche con una precisione infinita.

Dal punto di vista individuale, l’incertezza viene percepita come una emozione negativa in quanto può creare ansia, paura, stress o decisioni errate oppure può essere vista come un’opportunità per l’apprendimento e la crescita personale che spinge le persone e le organizzazioni a cercare nuove informazioni e a adattarsi a nuovi contesti.

In questo sforzo di delimitare l’incertezza raccogliendo maggiori dati, affinando i modelli e migliorando le tecniche di comportamento, si può solamente porre rimedio alla cosiddetta incertezza epistemica. Esiste infatti un’incertezza aleatoria data dalla variabilità intrinseca di alcuni fenomeni che sono puramente casuali e difficilmente prevedibili.

In ambito organizzativo, l’incertezza decisionale ha una particolare rilevanza per le strategie di gestione del rischio e identifica l’incertezza associata a sistemi di parametri, alle abilità professionali, ai valori aziendali e alle norme sociali.

Se da questo punto di vista non tutta l’incertezza può essere compresa e definita in modo esaustivo, è importante riconoscere l’esistenza dell’incertezza in un contesto specifico, in modo da mettere in atto procedure e sistemi di allerta per rilevare il cambiamento in modo proattivo e tempestivo e prendere ulteriori iniziative per rafforzare la resilienza e far fronte agli imprevisti.

Ci sono una molteplicità di forme di incertezza dovute a diverse cause come le presunzioni su persone e sistemi e al loro comportamento in determinate situazioni, la variabilità di parametri, l’accuratezza dei modelli previsionali oppure i cambiamenti di condizioni il cui accadimento non è conosciuto o le questioni sistemiche come la carenza di personale, competenze e conoscenza.

Quotidianamente ci rendiamo conto che il rischio è connaturato a tutte le attività umane e se da un punto di vista antropologico è ineludibile, dal punto di vista ingegneristico il rischio zero non esiste.

Il rischio è espresso in termini di fonti di pericolo e di potenziali eventi sfavorevoli o favorevoli, delle loro conseguenze e delle probabilità di accadimento. Gli eventi sfavorevoli possono portare a danni mentre quelli favorevoli possono presentare opportunità; pertanto, con il termine Risk Analysis si intende l’individuazione delle possibili cause di un evento e delle sue eventuali conseguenze.

I rischi si manifestano, quindi, nel momento in cui non si conosce la situazione contingente e le condizioni al contorno e la mancanza di questa conoscenza introduce appunto l’incertezza che determina la difficoltà di controllare l’evento stesso. Mentre un evento favorevole presenta delle opportunità per raggiungere un obiettivo, un evento sfavorevole costituisce un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo e quindi è un pericolo, ma non necessariamente a questo pericolo deve seguire un danno. Il rischio è quindi legato all’incertezza di un evento e l’incertezza è direttamente proporzionale alla complessità della situazione.

Per affrontare il rischio in modo sistematico, efficace ed efficiente – nel senso ingegneristico e scientifico –, è nata appunto la norma ISO 31000 per il Risk Management. Se vuoi essere supportato nella Risk Analysis della tua organizzazione, di un processo o di un progetto, contattaci scrivendo a info@kriptia.com

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