Framework di Gestione del Rischio: Ciclo OODA e ISO 31000

Affidarsi alle pratiche di gestione ordinaria può portare a una falsa sensazione di sicurezza, mentre i rischi reali aumentano. Un team di Risk Management deve agire rapidamente, con decisioni adattabili e consapevoli dell’incertezza, poiché non tutte le azioni avranno successo.

Framework di Gestione del Rischio: Ciclo OODA e ISO 31000

In un articolo apparso sull’Harvard Business Review dal titolo “Affrontare i rischi imprevedibili: Cosa fare quando mancano i precedenti” a nome di Robert S. Kaplan, Herman B. “Dutch” Leonard, Anette Mikes, si affrontano i nuovi rischi e alcune tecniche di risposta ai nuovi rischi che possono permettere di mitigarli.

Le organizzazioni gestiscono rischi comuni nelle operazioni, ma le politiche standard falliscono di fronte a eventi imprevisti o complessi. Nuovi rischi emergono da combinazioni inaspettate o eventi su larga scala. Affidarsi alle pratiche di gestione ordinaria può portare a una falsa sensazione di sicurezza, mentre i rischi reali aumentano. Un team di Risk Management deve agire rapidamente, con decisioni adattabili e consapevoli dell’incertezza, poiché non tutte le azioni avranno successo.

Tra le tecniche citate, viene riportato il ciclo OODA, originariamente sviluppato per l’ambito militare, che si è rivelato uno strumento estremamente versatile e applicabile anche al mondo del business, in particolare nel contesto della gestione dei rischi.

Il Ciclo OODA, acronimo di Osserva, Orienta, Decidi, Agisci, fornisce un framework strutturato per affrontare situazioni dinamiche e complesse, come quelle tipiche della gestione dei rischi in azienda. Vediamo come ogni fase si integra con questo processo:

OSSERVA

Il primo passo è la raccolta di informazioni, consistente nell’identificare e monitorare costantemente i potenziali rischi interni ed esterni all’azienda, a cui segue l’analisi dei dati, utilizzando strumenti e tecniche di analisi per comprendere la natura, la probabilità e l’impatto potenziale di ciascun rischio. Infine, è necessario un costante monitoraggio dell’ambiente, per cogliere tempestivamente i cambiamenti nel contesto competitivo, normativo e tecnologico che potrebbero influenzare il profilo di rischio.

ORIENTA

Una prima classificazione dei rischi in base alla loro gravità e priorità permette un’accurata valutazione dei rischi e la definizione della tolleranza al rischio, ovvero il livello di rischio accettabile per l’organizzazione. L’ultimo passaggio è il collegamento dei rischi agli obiettivi strategici, e quindi la relazione tra i rischi ed il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

DECIDI

Lo sviluppo di un piano di risposta è la prima fase decisionale che porta alle azioni da intraprendere per mitigare, trasferire o accettare i rischi identificati. È una condizione necessaria ma non sufficiente in quanto è inefficace senza l’assegnazione delle responsabilità per l’implementazione ed il monitoraggio dei piani di risposta e senza l’allocazione delle risorse necessarie per attuare le misure di gestione del rischio.

AGISCI

Questa è la fase in cui si ha l’implementazione delle misure di mitigazione, mettendo a terra le azioni decise per ridurre l’impatto dei rischi, il monitoraggio dell’efficacia, per apportare eventuali modifiche in corso d’opera e la comunicazione per informare tutti gli stakeholder sui rischi e sulle azioni intraprese.

È interessante notare che i vantaggi dell’utilizzo del Ciclo OODA nel Risk Management sono riconducibili alla rapidità di risposta ai cambiamenti e alle nuove minacce, alla focalizzazione sulle aree più critiche, al supporto a decisioni informate sulla base di dati e analisi e, soprattutto, al miglioramento continuo, grazie all’approccio iterativo e di miglioramento continuo alla gestione dei rischi.

In conclusione, il ciclo OODA offre un framework robusto e flessibile per affrontare la complessità della gestione dei rischi in azienda. Applicando questo ciclo, le organizzazioni possono migliorare la loro capacità di identificare, valutare e mitigare i rischi, aumentando così la propria resilienza e la capacità di raggiungere i propri obiettivi.

Vediamo ora un esempio di Risk Management applicato alla complessità e dinamicità della Supply Chain moderna, in termini di valutare dei rischi legati ai fornitori, di sviluppo dei piani di continuità operativa e di monitoraggio delle performance dei fornitori.

Si può trattare, ad esempio, di una crisi sanitaria, che necessita di: osservazione dell’evolversi della situazione, orientamento sulle potenziali interruzioni della supply chain, decisione di diversificare i fornitori e attuazione di misure di sicurezza per i dipendenti. O ancora dell’introduzione di un nuovo prodotto che comporta il monitoraggio della domanda dei clienti, la valutazione delle potenziali difficoltà nella produzione e nella distribuzione, la conseguente decisione di investire in nuove capacità produttive e attuazione di un piano di lancio sul mercato.

OSSERVA

  • Monitoraggio dei fornitori, in termini di valutazione continua delle performance dei fornitori, identificazione di potenziali rischi (interruzioni della produzione, ritardi nelle consegne, problemi di qualità) e monitoraggio dei loro indicatori chiave di performance (KPI);
  • Analisi dei dati di mercato, ovvero monitoraggio della domanda, dei trend di mercato, dei prezzi delle materie prime e delle variazioni dei tassi di cambio:
  • Rilevamento di eventi esterni imprevisti come disastri naturali, conflitti geopolitici, cambiamenti normativi e crisi sanitarie che possono impattare sulla supply chain.

ORIENTA

  • Valutazione dell’impatto potenziale di ciascun rischio identificato sulla supply chain, considerando la probabilità di occorrenza e le conseguenze economiche;
  • Definizione di scenari futuri per simulare diverse combinazioni di rischi e valutare la resilienza della supply chain;
  • Allineamento agli obiettivi strategici, valutando come i rischi possano influenzare il raggiungimento degli obiettivi strategici dell’azienda, come la riduzione dei costi, il miglioramento del servizio clienti e l’aumento della redditività.

DECIDI

  • Sviluppo di piani di continuità per garantire la continuità operativa in caso di interruzione della supply chain, identificando fornitori alternativi, rotte di trasporto alternative e procedure di emergenza;
  • Definizione di livelli di servizio, attesi dai clienti e delle azioni necessarie per garantire la loro soddisfazione anche in condizioni di incertezza;
  • Allocazione delle risorse necessarie per implementare i piani di risposta ai rischi, come l’investimento in tecnologie di tracciabilità della supply chain.

AGISCI

  • Implementazione di misure di mitigazione concrete per ridurre l’impatto dei rischi, come la diversificazione dei fornitori, la creazione di scorte di sicurezza e l’implementazione di sistemi di allerta precoce;
  • Monitoraggio continuo dell’efficacia delle misure adottate e aggiornamento dei piani di risposta in base ai risultati ottenuti;
  • Comunicazione trasparente e tempestiva con i clienti, i fornitori e le altre parti interessate in merito ai potenziali rischi e alle azioni intraprese.

Concludiamo osservando che si può integrare il ciclo OODA con altri framework di gestione dei rischi per fornire un approccio più completo e robusto alla mitigazione delle minacce, ad esempio con lo standard ISO 31000, in modo da ottenere un approccio più strutturato e documentato alla gestione dei rischi. Grazie a questa integrazione, si può utilizzare il ciclo OODA per eseguire una valutazione rapida dei rischi e quindi utilizzare la ISO 31000 per sviluppare una politica di gestione del rischio formale e documentata.

Per avere un supporto al Risk Management per la tua organizzazione, contattaci scrivendo a info@kriptia.com

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